37• Columba (Colomba)

Domenica 6 Novembre 2016

Cara Colombella,
che all’Umanità porti Amore,
viaggiando come Luce da Stella a Stella,
ascolta le Note che Vibrano con ardore:

“Vola,
nel Mar Infinito,
con lo Ramo che consola,
e il manto d’un candor colorito.

Vola,
non conoscendo distanza ,
volando come San Nicola,
o’ Protettor de la Speranza.

E Perdona,
l’Uman peccato,
distruggendo la Frequenza padrona,
cosi de lo Pers’Animo tornerà il Vel Amato.

Comunque Piango ancora,
del dolor dell’ogne caduto,
donando ogni sera la mia Energia corona ,
e Pensando al novo Mondo,
che d’Amor sarà sostenuto.

Richiama l’Angelica Creatura,
che Proteggerà quest’operato,
so che poi sarà sol la calma duratura,
annientando il mal in ogne suo strato.

Quindi frenò la sua corsa,
posando nello braccio mio,
e dissi: “Tu sei una potente risorsa”,
e lei mi guardò oltrepassando l’Io.

Io son lo Simbolo Divino,
che l’Umano in passato m’accolse,
del Ramo che porto fino,
la nova Terra il Mar, avvolse.

Ora poso lo sguardo,
a te Protetto Poeta del Cammino,
inoltra l’Amor nel qual io ardo,
e diffondilo ad ogni Uman affino.

Infin gridai:

Vola Cara Colombella!

Spero verso la Felicità,
dove ogni Rumor tace,
Vola, Dono a te la Libertà,
e spero caro Angelo,
a noi tu dia la Pace.

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36• Felicitas (la Felicità)

Domenica 3 Luglio 2016

Brusio,

tende oggi il Pensiero,
che l’Amor non riesce  non sfoca,
Bisbigliando:

“Io son Immagine di ciò che prima ero”,

e mormora denso più del fischio della moca.

Così denso da percepir la di altri Onda,
causando in me sconforto,
perché del mio parlar, lor si nasconda,
e fuggon sempre dal vero porto.

Ma poi odo la campana del mio Cònscio paese,
che richiama la punta dell’ora,
con la sua Gente che passa senza grandi attese,
e io nel Vigneto disteso a Pensar l’Infinito ancora.

Sospirando:

“Mio Caro Vecchio Amico,
del tuo Pensier Ultimo e Vivo,
e l’Umano ch’ora così lento,
non è ancor pronto a veder il tuo Viso,
ma è pronto al cambiamento.

E se l’altri potessero veder ciò che vedo Io,
aldilà del Mondo conosciuto,
al fianco del Caro Vecchio Amico Mio,
la Pace progredir verso quel Mondo perduto.”

[…]

Ma di tutto questo ne son dispiaciuto,
e il corpo non move più Muscolo di ogni sorta,
la mia Energia Piange dal dolor dell’ogne vissuto,
lasciando che l’Animo mio ve ne trasporta.

Di li a poco sento mancare la Forza,
distrutta da la Frequenza cattiva,
e il dolor cominciò la sua morsa,
fino a non distinguer più la Via Viva.

E qui in seduta stante,
vi dico che:

L’Anima mia prese il volante,
lasciando il corpo morto,
nel calare del Sol ponente,
e viaggiando nel mio Infinito distorto.

[…]

Poi aprii l’Orbe,
che del Real Mondo non ve’ Clemente,
vidi a fianco il Vecchio Amico ed anche la mia Amica Morte,
sotto l’Albero della Vita a Osservar ogni Vivente.

Piangemmo l’Anime che di codesto brusio ne son Amante,
confermando ciò che faremo,
mentre il grande Ammasso fu al fine calante,
e lo Giudizio non mi fu da freno.

[…]

Ma già nel lontano,
vidi subito il Sol levante,
che scalda il Cuor mano a mano,
e l’Amor progredì all’istante.

L’Anima Serena,
con un Bacio risvegliò l’Animo,
e dai suoi Occhi ne condivise la Mente,
la Luce si estese più de la Nova Stella,
in un Attimo…

…Che infin i miei Pensier,
non dissero più niente.

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4• Tarvisium

Domenica 21 Febbraio 2016

Eppur sei Nata,

lì d’un passo dal Paradiso,
dove la Divin Anima fu già stata,
e nella Commedia ha così in ultimo inciso:

“Dove Sile e Cagnan s’accompagna”,
venne fuso nell’Eterno,
a suo nome fu eretto la “di pietra” montagna,
nel punto ove esto fulcro v’è interno.

Della storia che ti è valsa,
presume la tua Nascita ed intensa attività,
dal popolo Paleoveneto ne fu parsa,
prima del Medioevo, nell’antichità.

Centro di commerci di Pura importanza,
ricca di idricità,
spezzata in meravigli frammenti fin all’incrocio ch’avanza,
portando fonte di Valore ed Unicità.

Nonostante il buio de le guerre,
Lei, questa mia cara città,
non vi fu la sua morte ne dell’Arte ne delle sue lontane terre,
Treviso sopravvisse in quel Passato e in Eterno sopravvivrà.

Strutturata in Mura, Piazze, Porte e Chiese,
vi sono anche Trevigiane carte,
dei Signori è il centro che parte prese,
e descritta da la frase: Tarviso città d’Arte.

Padrona d’un’isol piccina,
che abbonda di mercato del pesce,
Pescheria fu iscritta nella mappa Divina,
e di esto commercio vincitrice ne esce.

Così facendo proclami alto lo Stemma,
scritto ne lo Quinto articolo,
che la Gente esclama a tal “gEmma”,
il suo meritato titolo:

Scudo di rosso alla croce d’Argento,
accantonata in capo da due Stelle del secondo tali,
d’otto raggi e due rami di Quercia e d’Alloro avvolti dal Vento ,
annodati da lo nastro coi colori Nazionali.

Poi su esto Blasone dove ha Massa Tarviso,
delle sue estese terre con Comuni e Frazioni,
v’è scritto la vasta conquista in bel viso:
“Monti, Musoni, Ponto, Dominorque Naoni”.

E nella non fine,
di questi Elogi Signori,

de la bandiera che ondeggia al Vento,
Nuvole e Cielo son tuoi colori,
che come lo Creato esprime sempre l’intento,
Treviso mia di Dì in Dì tu nel pregio sempre migliori.

Infin tu porterai confine ne lo Grembo,
‘o Treviso mia che toni sempre di Fiori,
odi lo mio Pensiero che vien al di fuori:
“Tu oltrepasserai i confini del Tempo”,
specchiando sempre lontano il tuo ardire:

“Se la vedi ti Innamori”.

35• Iudicium (Il Giudizio)

Domenica 5 Luglio 2015

L’Orbe mio scruta l’Unico Verso,
dove la nostra Gaia da lo Vibro suo frèma,
de la Morte io vinsi e non ne fui Perso,
ardo l’affermar qui e ora:

“Ch’ogni mal mi téma”.

E qui io in ginocchio,
dove piange la Pietà,
sento premere in straziato fischio,
le urla in profondità:

“Sento l’Eterno Calore,
lì dalla fonda Terra,
dove odo denti che stridono dal dolore”,

Io Salverò ogne Perduta Anima che erra,
con solo la Forza dell’Amore.

So che posso questo lo so,
senza alcun piano,
conosco l’Anima che ne Creò,
il Vecchio Amico che mantenne in me il Sano.

E quindi di co-dèsto male,
Io lo Annichilerò,
distruggendo il suo Pensiero tale,
dal Principio che lo dichiarò.

Perché insieme faremo la differenza,
è questa la Summa Energia,
che Dio scisse nell’Atomica morsa,
e imbrigliata distruggerem poi l’ “Infera” Via.

Infin Io,

di ogni Umana Mente quale Perduta sia,
dove l’insano è racchiuso ne lo ‘spizio,
Io aprirò le porte e annienterò l’arpia,

finché, Amico mio, nel Giudizio,
Io nel Profondo ti Trasformerò,
portando a te Pace e il giusto vizio,

il male così fermerò,
Creando la nova Mente,
nel primo “tèsio” principio:

Nel Bene Io son la Luce,

“Penso dunque sono”,
e dunque sarò.

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